Intervistato da Dimensione Inchiostro, ecco cosa dice ironicamente
di sé lo stesso autore:
“Capricorno, quindi
già cornuto in partenza. Non un gran presagio per il mio futuro sentimentale,
ma fortunatamente non sono note attività clandestine delle (s)fortunate.
Appena sfornato pesavo
circa 4 chili, e sono rimasto circa 4 chili. Tolti i capelli, viaggiamo sull'ordine
dei grammi.
Faccio persone, visito
cose, conosco luoghi.
Mi diplomo al Liceo
Scientifico Orazio Grassi di Savona nel giugno del 2008 con 100 su 100, senza
lode, probabilmente perché sorpreso a svolgere la seconda prova in braccio ad
un mio compagno. Che probabilmente è stato l'avvenimento più normale di quella
giornata.
Mi iscrivo a matematica,
faccio due conti, e ne deduco che mi conviene darmi alla filosofia o
all'eroina.
Mi laureo in filosofia
nell'ottobre del 2012, stavolta con lode, ma avrei preferito l'eroina.
Attualmente sono
iscritto a... no, non fatemelo ricordare”.
Il romanzo d'esordio di Daniele Pollero è stato definito in
molti modi (da “fiaba gotica e surreale”a “pastiche postmoderno”), ma la sua
novità fondamentale è piuttosto il suo carattere anomalo, inclassificabile e
inusuale. Quasi una narrazione per immagini.
Il soggetto di fondo è molto semplice: una storia d'amore
minacciata da un terzo incomodo, ma tirata, distorta e sepolta sotto strati di
simbolismo al punto da essere quasi irriconoscibile, e bisognosa
dell'interpretazione attiva e costruttiva del lettore.
Ragione
e sentimento, razionalità e istinto, sogno e cruda realtà, Alìa e Greta sono
gli attori che sembrano contendersi il ruolo principale nella vita di D.,
protagonista di questi 84 giorni. Una lettera puntata ad indicare il suo nome
può bastare al lettore, chiamato a perdersi nelle atmosfere oniriche evocate in
questo romanzo, senza chiedersi chi, dove e perché, solo abbandonandosi alla
narrazione che fluente alterna momenti di lucida argomentazione a sprazzi di
pura ilarità, per poi ripiegarsi nella cupa disperazione. Al centro della
vicenda, più spettatore che reale attore, c'è D., trascinato dalla fragile
ingenuità di Alìa, che sfugge e vuole essere catturata, e dalla crudeltà di
Greta, che invece appare dal nulla per calare la sua spietata scure sul
protagonista. Alìa e Greta, il sogno e
l'incubo, così diverse in apparenza, contrapposte e compresenti, segneranno
inesorabilmente il destino di D.
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