giovedì 22 agosto 2013

"84 giorni" di Daniele Pollero

84 giorni è il romanzo di esordio di Daniele Pollero,di Savona, edito da Albatros.
Intervistato da Dimensione Inchiostro, ecco cosa dice ironicamente di sé lo stesso autore:
“Capricorno, quindi già cornuto in partenza. Non un gran presagio per il mio futuro sentimentale, ma fortunatamente non sono note attività clandestine delle (s)fortunate.
Appena sfornato pesavo circa 4 chili, e sono rimasto circa 4 chili. Tolti i capelli, viaggiamo sull'ordine dei grammi.
Faccio persone, visito cose, conosco luoghi.
Mi diplomo al Liceo Scientifico Orazio Grassi di Savona nel giugno del 2008 con 100 su 100, senza lode, probabilmente perché sorpreso a svolgere la seconda prova in braccio ad un mio compagno. Che probabilmente è stato l'avvenimento più normale di quella giornata.
Mi iscrivo a matematica, faccio due conti, e ne deduco che mi conviene darmi alla filosofia o all'eroina.
Mi laureo in filosofia nell'ottobre del 2012, stavolta con lode, ma avrei preferito l'eroina.
Attualmente sono iscritto a... no, non fatemelo ricordare”.


Il romanzo d'esordio di Daniele Pollero è stato definito in molti modi (da “fiaba gotica e surreale”a “pastiche postmoderno”), ma la sua novità fondamentale è piuttosto il suo carattere anomalo, inclassificabile e inusuale. Quasi una narrazione per immagini.
Il soggetto di fondo è molto semplice: una storia d'amore minacciata da un terzo incomodo, ma tirata, distorta e sepolta sotto strati di simbolismo al punto da essere quasi irriconoscibile, e bisognosa dell'interpretazione attiva e costruttiva del lettore.
Ragione e sentimento, razionalità e istinto, sogno e cruda realtà, Alìa e Greta sono gli attori che sembrano contendersi il ruolo principale nella vita di D., protagonista di questi 84 giorni. Una lettera puntata ad indicare il suo nome può bastare al lettore, chiamato a perdersi nelle atmosfere oniriche evocate in questo romanzo, senza chiedersi chi, dove e perché, solo abbandonandosi alla narrazione che fluente alterna momenti di lucida argomentazione a sprazzi di pura ilarità, per poi ripiegarsi nella cupa disperazione. Al centro della vicenda, più spettatore che reale attore, c'è D., trascinato dalla fragile ingenuità di Alìa, che sfugge e vuole essere catturata, e dalla crudeltà di Greta, che invece appare dal nulla per calare la sua spietata scure sul protagonista.  Alìa e Greta, il sogno e l'incubo, così diverse in apparenza, contrapposte e compresenti, segneranno inesorabilmente il destino di D.

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