martedì 24 dicembre 2013

Sogno e fantasia nella poesia e nella narrativa di Angela Mori

semplicemente angelika
Ai lettori moderni potrebbero facilmente risultare noiosi e convenzionali i temi della poesia d’amore. È perciò grande merito di Angela Mori se, nella prima silloge poetica Semplicemente Angelika (La Lettera Scarlatta, 2013),  la sua poesia si rivela un originale scrigno in cui sono custoditi i tesori di una liricità insieme antica e moderna. Il profondo senso della corporeità è l’incontrastato protagonista di tanti componimenti della poetessa sicula; la fantasia costituisce l’atemporale dimensione in cui i versi restano sospesi, come in un sogno. La rielaborazione dei temi tradizionali dell’amore sottrae la poesia di Mori alla convenzionalità.
Ciò che incanta è, di fatti, proprio la deliziosa atmosfera elegiaca, come nella lirica Il musicista, dove “un celestiale compositore, maestro ammaliante, rende omaggio alla felicità e dirige i sogni e bacia teneramente la chioma”. Le notazioni cromatiche (“i raggi tenui del sole”, “l’astro ormai pallido”, “il giorno finisce inghiottito dalla sera”) rendono la luminosità del sogno erotico cantato, dove lusus, desiderio irrefrenabile e magia si fondono. Il lettore passeggia, così, quasi in una favola, alla ricerca e alla contemplazione della bellezza, mentre la musica accompagna il canto e l’erotica danza degli amanti.

Intensa e raffinata è la musicalità dei versi, liberi ma dal soave ritmo. La continua ricerca di un linguaggio raffinato si concretizza in espressioni immediate e chiare, lontane dalla retorica e da un’astrusa e articolatissima sintassi. La lingua, seppur priva di orpelli retorici, segue i segreti meandri del desiderio e si arricchisce di preziose e dense immagini che lasciano campo alla fantasia.

Quello rappresentato da Mori è un mondo delicato e lieve, quasi di ovidiana memoria, in cui la passione diviene Capriccio d’estate: “Chiudete la porta, / Lasciate dentro il fragore / […] Il rammarico non darà pace, / Froderò l’innamorato prossimo, / […] Le compagne e le sorelle, / La madre e i vicini, / Per avere in notte d’estate, / Trasgredito con desiderio, / Alle ferree norme / Dell’onesto vivere”.

Ambientata su un’isola che annovera tra i suoi poeti Jacopo da Lentini, il “Notaro” rimatore dell’amore cortese, e Salvatore Quasimodo, poeta della terra di Sicilia, di un incontaminato universo al quale ritorna attraverso la memoria, la poesia di Angela Mori acquista talvolta toni malinconici e nostalgici, presentando un intenso viaggio nel tempo. In Perla del mare, un inno alla storia e alla bellezza di Catania, città natale della poetessa, l’autrice percorre un itinerario nel passato, passando tra le memorie storiche della città, tra luoghi lontani nel tempo e paesaggi vissuti nel presente, tra “profumi di zagare in fiore e gioielli dorati come limoni”. Per Angela Mori, poetessa dell’amore, Catania non può che essere una donna dai “bruni capelli e dalle labbra carnose”, “donna orgogliosa e fiera”, “voce di vespro”.


Passando dalla poesia alla narrativa, amore, passione e memoria pervadono anche l’ultimo lavoro di Angela Mori, La luna bugiarda e altri racconti (La Lettera Scarlatta, 2013). L’atmosfera evanescente del sogno è lo sfondo nel quale si muovono i personaggi de La luna bugiarda, racconto di ampio respiro, ambientato in terra sicula sul finire del XIX secolo. Pur essendo la prima prova narrativa, La luna bugiarda e altri racconti mostra maturità di scrittura e uno sviluppo della trama ben articolato. Sei brevissimi ma intensissimi racconti chiudono il libro. Sei autentiche perle di prosa poetica.




Carmelo Cutolo